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“I vostri pezzi sono generalmente ben fatti, e contengono una
quantità di passi ed effetti che denotano un virtuoso esperto,
ingegnoso, straordinario”.
Così scriveva Franz Liszt nel 1853.
Nato
ad Inzago il 19 ottobre 1828, Adolfo Fumagalli fu uno dei pochi pianisti-compositori
italiani dell’Ottocento a conoscere fama e fortuna anche al di
fuori del suo Paese d’origine. Raccolse ovunque il plauso, l’ammirazione
e la stima non solo del pubblico, ma anche di personalità di
primo piano come Liszt, Meyerbeer e Berlioz.
L’arte
di Fumagalli conserva ancora oggi intatto il fascino del grande virtuosismo
pianistico, che segnò profondamente la storia della letteratura
musicale del secolo XIX, e che egli portò alle estreme conseguenze
con le sue trascrizioni per sola mano sinistra, a proposito delle quali
si disse che “Dio ci ha dato la mano destra per non servircene”.
Questo
scritto si propone di indagare con i moderni criteri di ricerca musicologica
i segreti dell’arte di Fumagalli, che costituirono senza alcun
dubbio il trampolino di lancio per la sua folgorante ma breve carriera
internazionale, come testimonia Le Figaro, che, alla morte del compositore,
avvenuta a Firenze nel 1856, così titolava: “Fumagalli
non aveva che ventisette anni, ed a quell’età egli avanzava
a grandi passi verso la successione di Liszt, superando di gran lunga
la giovane generazione di pianisti suoi contemporanei”. |
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