LA MANO SINISTRA CHE INCANTO’ LISZT La matrice italiana
del pianoforte - da Bartolomeo Cristofori che ne è stato il geniale
inventore a Clementi che ne ha forgiato solidamente il linguaggio, oltre
ad essere un valido costruttore - tende come ben si sa ad appannarsi
nell’ottocento, non solo per la dominante presenza del melodramma
ma anche per la cifra provinciale che contrassegnava il profilo di molti
di quegli artisti, pur dominatori, a volte impavidi, dello strumento.
Un panorama senza stupefacenti illuminazioni che tuttavia ad una ricognizione
più filtrata svela personalità di indubbio interesse.
Quella di Adolfo Fumagalli in particolare, anche se la prematura scomparsa,
a soli ventotto anni, lascia un trepido interrogativo sugli esiti che
con la maturità si sarebbero aggiunti alle testimonianze già
eloquenti che il giovane – nato a Inzago nel 1828 , uscito dalla
scuola prestigiosa di Angeleri- aveva offerto come virtuoso e come compositore
nella sua rapida conquista di una notorietà, nelle maggiori città
europee; a Parigi soprattutto, dove si stabilì, si guadagnò
l’ammirazione di Liszt accompagnata dall’incoraggiamento
a < mirare più in alto e più lontano>, per dire
appunto di virtualità non ancora liberate da quel talento pianistico
che consentiva a Fumagalli di affrontare le sfide più ardue (
sarà definito < il Paganini del pianoforte>), grazie soprattutto
a quel dominio stupefacente della mano sinistra ben attestato da alcune
sue composizioni destinate ad essa, come la < Grande Fantaisie sur
‘Robert le diable’ > che possiamo ascoltare, insieme
ad altri brani, grazie ad un disco di grande interesse realizzato dal
Comune di Inzago in occasione dei 150 anni dalla morte. Interprete è
il giovane pianista Adalberto Maria Riva il quale oltre a possedere
tutti i requisiti strumentali necessari per dar vita sonora ad una scrittura
spesso iperbolica ne lascia scorgere in filigrana quei fermenti immaginativi
ben rivelatori di come Fumagalli avesse respirato aria europea, e come
avesse assimilato certe linfe dei grandi romantici; di Liszt in particolare
di cui si possono cogliere riverberi nella particolare qualità
evocativa, tra il visionario e il ‘poetico’, ricreata attraverso
una tavolozza pianistica di sensibile ricchezza che Riva mostra di gestire
con ammirevole consapevolezza penetrando in tal modo le ragioni di un
virtuosismo incarnato non solo nella spettacolarità del gesto
ma pure nel potere significativo del suono e nella sottigliezza delle
movenze in esso racchiuse. |
©
2011 Adalberto Maria Riva |
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