La gazzetta di Parma, 15 giugno 2009
Il classico in discoteca Un disco di Riva per i 150 della morte di Fumagalli

di Gian Paolo Minardi

LA MANO SINISTRA CHE INCANTO’ LISZT

La matrice italiana del pianoforte - da Bartolomeo Cristofori che ne è stato il geniale inventore a Clementi che ne ha forgiato solidamente il linguaggio, oltre ad essere un valido costruttore - tende come ben si sa ad appannarsi nell’ottocento, non solo per la dominante presenza del melodramma ma anche per la cifra provinciale che contrassegnava il profilo di molti di quegli artisti, pur dominatori, a volte impavidi, dello strumento. Un panorama senza stupefacenti illuminazioni che tuttavia ad una ricognizione più filtrata svela personalità di indubbio interesse. Quella di Adolfo Fumagalli in particolare, anche se la prematura scomparsa, a soli ventotto anni, lascia un trepido interrogativo sugli esiti che con la maturità si sarebbero aggiunti alle testimonianze già eloquenti che il giovane – nato a Inzago nel 1828 , uscito dalla scuola prestigiosa di Angeleri- aveva offerto come virtuoso e come compositore nella sua rapida conquista di una notorietà, nelle maggiori città europee; a Parigi soprattutto, dove si stabilì, si guadagnò l’ammirazione di Liszt accompagnata dall’incoraggiamento a < mirare più in alto e più lontano>, per dire appunto di virtualità non ancora liberate da quel talento pianistico che consentiva a Fumagalli di affrontare le sfide più ardue ( sarà definito < il Paganini del pianoforte>), grazie soprattutto a quel dominio stupefacente della mano sinistra ben attestato da alcune sue composizioni destinate ad essa, come la < Grande Fantaisie sur ‘Robert le diable’ > che possiamo ascoltare, insieme ad altri brani, grazie ad un disco di grande interesse realizzato dal Comune di Inzago in occasione dei 150 anni dalla morte. Interprete è il giovane pianista Adalberto Maria Riva il quale oltre a possedere tutti i requisiti strumentali necessari per dar vita sonora ad una scrittura spesso iperbolica ne lascia scorgere in filigrana quei fermenti immaginativi ben rivelatori di come Fumagalli avesse respirato aria europea, e come avesse assimilato certe linfe dei grandi romantici; di Liszt in particolare di cui si possono cogliere riverberi nella particolare qualità evocativa, tra il visionario e il ‘poetico’, ricreata attraverso una tavolozza pianistica di sensibile ricchezza che Riva mostra di gestire con ammirevole consapevolezza penetrando in tal modo le ragioni di un virtuosismo incarnato non solo nella spettacolarità del gesto ma pure nel potere significativo del suono e nella sottigliezza delle movenze in esso racchiuse.

 
© 2011 Adalberto Maria Riva

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