Fanfare Magazine Émile Jaques-Dalcroze Adalberto Maria Riva The Swiss composer Émile Jaques-Dalcroze is best remembered as the inventor of eurhythmics, an experimental method for teaching musical appreciation kinetically rather than by study. In his day, though, he was also a composer of repute, with a string of large-scale compositions to his name as well as a good many works for solo piano. The present disc, Volume One of what appears likely to become a chronological survey, comprises music from a five-year period, 1891/96... Leggi
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Duello sulla tastiera fra Adalberto Riva e Massimiliano Genot Singolare sfida nel teatrino di palazzo della Corgna per una riuscitissima serata del festival di musica da camera di Marzia Zacchia. Due pianisti di rilievo, come ai tempi antichi, impegnati a sfidarsi per dimostrare l’eccellenza dell’uno sull’altro. Si faceva, soprattutto nei salotti aristocratici: chi vinceva passava nelle cronache e magari finiva in qualche romanzo. Un personaggio caro alla storia del festival castiglionese, Adalberto Riva è tornato a farsi applaudire in compagnia di un altrettanto valido collega, Massimiliano Genot, per ricreare uno spettacolo totalmente coinvolgente, ricco di spunti spettacolari e sorretto da una straordinaria competenza storica... BlogUmbria, 24 agosto 2019 di Stefano Ragni |
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Teatro di Cuvio, grande spettacolo per un “duello” al piano Pratica antica quello del duello musicale, soprattutto al pianoforte, anche se agli albori del 700 Scarlatti e Handel si confrontarono a Roma al clavicembalo e all’organo, ma il pianoforte fu sempre il preferito nei duelli predisposti nei salotti aristocratici o addirittura dai sovrani, come il celebre duello architettato dall’imperatore Giuseppe II a Vienna, nel 1781, tra Mozart e Clementi. Poteva esimersi dal riproporre eventi ormai persi nella memoria del tempo, ma colmi di fascino per gli appassionati della musica, quella che per i medesimi va scritta con la lettera maiuscola perché ammantata d’eternità, Cuvio con la sua consolidata Estate Culturale? 9 luglio, Luino Notizie articolo di Roberto Bramani Araldi |
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Bertrand Ferrier Publié le 12 avril 2019 |
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"le billet des Arts" Ciel, la Castafiore est revenue! Pour notre plus grand bonheur, Annick de GROM récidive, avec la complicité de Adalberto Riva. Je pèse mes mots : grand bonheur. Joie indicible de l’entendre interpréter Rachmaninov, Dvorak, Verdi, Puccini, Boito mais aussi Bizet, Mozart, Rossini, Strauss, Lehár… Puis RIVA qui nous gratifie d'une virtuose interprétation de Rigoletto transcrit par Liszt. Ce récital a une dimension ludique réjouissante grâce au scénario et la mise en scène de Jacques Lafarge: c’est à la fois beau, drôle et original. Surveillez la programmation de ces deux complices là : c’est à voir et à écouter sans bémol à la clef ! di
J.C.
Santier |
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Umbria Libera 27/08/2017 L'eccelso
piano di Adalberto Maria Riva Siamo agli sgoccioli,
ha dichiarato l’assessore Ivana Bricca all’inizio della
serata, ultima a palazzo della Corgna, prima del trasferimento a Pozzuolo
con il coro Comedia Harmonica. Ma il bilancio non è che positivo,
per qualità dei musicisti e per quantità degli ascoltatori,
con sala sempre piena e risposte entusiastiche a ogni proposta. Le parole
dell’assessore precedono quello che può dirsi uno dei più
riusciti appuntamenti della manifestazione. La ha firmato ieri sera,
il 26, Adalberto Maria Riva, studi milanesi, prix de virtuosité
a Losanna, una ventina di dischi incisi con prestigiosi riconoscimenti
internazionali. Era molto atteso il ritorno solistico di un pianista
che Marzia Zacchia aveva già individuato anni, fa per il suo
aristocratico talento e per il suo virtuosismo elegante e raffinato.
Il tutto sorretto da un pianismo solido e da una emissione sonora robusta,
ma sempre morbida, capace anche di incredibili sfumature. La scelta
del programma era poi di grande coerenza stilistica, concentrata sulla
classicità viennese, da Mozart a Schubert, attraverso Beethoven.
Con una tesi di fondo, la Sensucht, quella sensazione inattingibile
che viene da un termine alto-tedesco e definisce uno stato patologico,
il “desiderare con bramosia”. L’abbiamo tradotta con
“nostalgia”, ma forse il termine giusto è struggimento.
E di questa sensazione Riva trova tracce ovunque, anche nel Mozart con
cui apre il concerto. Ha scelto la Sonata K 311, una pagina brillante,
con un finale travolgente e una Romanza centrale che Riva ha voluto
risolvere con una bellissima sensazione di pace e di serenità.
Per il resto era un Mozart sanguigno, come è stato nella realtà
il piccolo, eccitabilissimo salisburghese, sentimentale per vocazione
e per necessità. Il pianista milanese ha scelto la soluzione
della chiarezza, dell’energia, dello spiccato senso ritmico, tirando
fuori, nel Rondò finale, anche quel che vi è di teatrale.
In seconda posizione una bellissima scoperta, . la Sonata op. 27 n.2
di Joseph Wölfl, che con Mozart condivideva gli insegnamenti paterni
di Leopold. Una carriera brillante ha portato il musicista, un autentico
virtuoso della tastiera, a misurarsi con Beethoven, lasciando ampie
tracce di una presenza europea, fino al suo approdo a Londra. Nel frattempo
ha disseminatole sale da concerto di Sonate, di cui Riva ha scelto quella
più schubertiana, a sostengo dell’ipotesi che la citata
Sensucht fosse un virus ben trasmissibile tra i musicisti viennesi.
Il pianista lombardo non ha risparmiato accorgimenti stilistici per
rendere bella una pagina che, pur risentendo della mancanza di genialità,
ha, soprattutto nel primo tempo, dei momenti di intensa liricità.
Presagi dello Schubert che seguivano, con due Improvvisi dell’op.
142, esposti con magistrale pulizia timbrica. Per poi accedere al Chiaro
di luna di Beethoven, momento attesissimo dal pubblico. di Stefano Ragni Concerto
di canto
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MusicWeb international “Adalberto Maria Riva plays with real tonal richness, finding plenty of colour in his well recorded Bösendorfer Imperial. This is a fine inaugural volume to what looks like being an intriguing series.” — Jonathan Woolf, MusicWeb (Leggi tutto) February Jonathan Woolf |
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MusicWeb international Riva is a most sensitive and highly-accomplished player, who crafts his melodic lines with flexibility, thereby allowing the music to breathe at all times. He is very much at one with the demands of Woelfl’s style, and while he has the power of a flagship 9’6” (ca. 290 cm) Bösendorfer Imperial Grand at his disposal, never once does he abuse this, nor does the equally-fine recording ever allow the instrument to exceed the dynamic range as indicated in the score itself. Riva expresses the hope that this and further recordings of Woelfl’s music, with its original and individual style, will confirm that the composer still deserves today the esteem he enjoyed in his own brief life. On the evidence of this debut CD, there is a real solid case for this, and with the Toccata label’s encouragement and support, it should hopefully not be too long before the next Woelfl CD leaves the presses. (Leggi tutto) January Philip R Buttall |
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Gramophone Editor's choice january 2017 Woelfl Richard Wigmore
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Dalcroze Connection December, 2016 Aaron Butler |
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Schweizer Musikzeitung 27.04.2016 Adalberto Maria Riva, Guy Raffalli De grandes pages de Schubert, Reinecke et von Weber jouées sur des instruments de l’époque. Dans un temps qui peut paraître antédiluvien, mais qui n’est pas si éloigné que cela, des musiciens se spécialisaient en jouant sur des instruments historiques, conspués par les tenants d’une vérité qui refusait toute remise en question. Il n’était pas rare d’entendre des propos peu étayés tels « Si Bach avait connu le piano, si Mozart avait connu le hautbois moderne… ». Les interprètes qui faisaient des recherches sur l’organologie et l’interprétation historique étaient observés avec une condescendance amusée, voire agacée, par leurs collègues qui n’avaient que faire de ces considérations qui, selon eux, n’étaient qu’un effet de mode ridicule. Des chefs renommés, tels Abbado ou Rattle se sont mis à interpréter Bach ou Mozart suivant le chemin tracé par Harnoncourt, la donne a changé… Aujourd’hui la plupart des musiciens savent aussi bien jouer le répertoire contemporain sur un instrument moderne et la musique des siècles passés sur un instrument d’époque. C’est le cas de Guy Raffalli, que l’on peut apprécier dans des pages actuelles et qui, dans cet enregistrement, troque sa flûte d’argent pour retrouver le timbre pour lequel Schubert, Reinecke et von Weber ont écrit, grâce à une flûte en bois du facteur Abell. Il est accompagné avec finesse par Adalberto Riva, qui touche ici le piano Braschoss du château de Gruyère. De grandes pages du répertoire que l’on a plaisir à redécouvrir sous des atours tout de fraîcheur et de clarté. L’on peut être surpris par le tempo relativement lent que les interprètes impriment aux variations sur Trockne Blumen de Schubert. Simplement, les musiciens se souviennent du Lied d’origine et laissent de côté une virtuosité tapageuse dont le poème n’a que faire. Dans la même ligne, l’Undine de Reinecke fait nettement référence, dans cet enregistrement, au conte de Friedrich de la Motte-Fouqué, à son monde enchanté peuplé de divinités et de héros chevaleresques. Si la sonate en la bémol majeur de Carl Maria von Weber est moins connue, c’est qu’elle est à l’origine écrite pour piano solo. Guy Raffalli s’en souvient et se place en coloriste, ajoutant une clarté à l’architecture de l’œuvre. Thierry Dagon |
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Fanfare Magazine Adalberto Maria Riva Adolfo Fumagalli (18281856) is a now forgootten figure; but that was not always the case. In his lifetime he was one of the most respected pianists, perhaps the most famous Italian pianist of the 19th century until the arrival of Busoni. And Busoni esteemed Fumagalli enough to keep a number of his predecessor’s compositions in his active repertoire. Liszt hailed him as “the greatest of pianists, because anyone who is able to negotiate the difficulties of transcribing an overture like that of [Berlioz’s] Cellini is without doubt an artist out of the ordinary.” Many others also esteemed him, both for his playing and his compositional artistry. The Revue et Gazette musicale de Paris considered him “the first serious pianist to come out of Italy”; Rossini praised him especially for his cantabile playing; the critic Filippo Filippi saw in his compositions an “originality of ideas constructed mostly simply and most faultlessly” and “freedom from the commonplace and banal.” Through his virtuosity, perhaps especially for his wickedly difficult solo left-hand compositions, in Belgium he gained the nickname “the Paganini of the piano.” He died at the early age of 27. Le Figaro wrote of him that he was “rapidly advancing in great leaps to become Liszt’s successor, easily overtaking the young generation of contemporary pianists.” And by a quick glance at some of his compositions, that statement becomes clearer. The recital here incorporates two types of works: operatic fantasies based on other composers’ music, and original compositions, of which the programmatic studies of the École moderne du pianist, op. 100, are some of the composer’s finest. Of the former works, it is difficult to say which of the two Meyerbeer-inspired compositions is the more impressive: the diabolically difficult left-handedGrand Fantasy, op. 106, with its complex counterpoint, its myriad of sounds and timbres, and its extreme virtuosity—the one hand does more in this piece than two do in others!—or the Grand Fantasy on Le proophète, op. 43, one of Fumagalli’s pièces de résistance, which was praised highly by none other than Meyerbeer himself. Forced to choose, I might have to pick the former, for even with the music sitting in front of me, my reaction must have been similar to that of the critic, Paul Scudo: Arriving late to a concert given by Fumagalli at the Salle Herz in Paris, in which the pianist was performing his own op. 106, the critic, astonished by what he heard, finally cast his eyes toward the stage. He discovered that “Fumagalli’s gloved right hand was resting on his knee.” There was good reason that the work was dedicated to Franz Liszt! The original compositions are even more interesting in their own ways. Though only 18 of the proposed 24 studies were completed before the composer’s untimely death, the ones that were finished reveal a composer of both astonishing creativity and compositional command. Modeled on Liszt’s Études d’exécution transcendante, they provide more than just an immense technical challenge; they are moreover programmatic works meant to stimulate the listener’s sense of awe and imagination. Of the four works here, the 10th study, the “Danse fantastique,” is one of the finest. Similar in character in this listener’s ears to Saint-Saëns’s Danse macabre, the swirling figurations, the hyper-staccato bass line, the bell-like chimes, and the gracefulness of the writing all come together to create an eerie yet charming take on the macabre. Described by the pianist, Adalberto Maria Riva, as “the most technically demanding piece of the whole collection,” the 17th Study is perhaps my favorite. Entitled “La Roche du Diable” and prefaced by a text by Victor Hugo, the composition is unrelenting in its demands—its powerful use of the lower bass registerrs, its stormy use of arpeggios which cascade up and down the keyboard, and its powerful ending all come together to create a most exciting, yet sinister sounding, work. Throughout this recital Riva proves himself the ideal interpreter of these works in both his demeanor and his virtuosity, the latter of which is, at times, astonishing; one can hardly imagine the works being played better than Riva does them here, whether technically or musically. If one is a fan of 19th-century pianism then, simply put, this recording belongs in your collection. Though some may call Fumagalli a salon composer, he at times proves himself much more than just a composer of pretty tunes and shallow theatrical gestures. And if one doesn’t know his music, then one owes oneself the pleasure of getting to know it better. Scott Noriega This
article originally appeared The Guardian Adalberto
Maria Riva: a ‘convincing advocate’ of Fumagalli. Happy 10th birthday,
Toccata Classics. The creation of indefatigable Martin Anderson, the
label has so far released 240 CDs, representing the work of 152 sometimes
overlooked, often interesting composers (54 of them living). This disc
is a perfect example of its mission to promote neglected music. In his
short life, Adolfo Fumagalli (1828-1856), known as the Paganini of the
piano, was revered by Liszt for his dazzling technique and compositional
skill. Adalberto Maria Riva makes a convincing advocate here, particularly
in an extraordinary grande fantasie for left hand based on Meyerbeer’s
Robert le diable. The laconic Fumagalli wrote or arranged several pieces
for the left hand so, they say, he could hold a cigar with his right
while performing. |
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January/February 2016 Riva
is a fantastic pianist, though listeners mayfind some of the pieces
on this program hit ormiss. Alongside the more familiar Scarlattisonatas
are many hidden gems in this recor-ding of works by representative Italian
com-posers from the 18th to the 20th Century. Theopening Toccata, by
Paradisi, is delivered withplenty of energy and rhythmic verve. Riva’sinterpretation
of Scarlatti leans towards theromantic; he uses rubato, but it sounds
taste-ful and appropriate. Golinelli’s ‘Cicalata’
is avirtuosic little work. Fumagalli’s ‘Roche duDiable’
pales in comparison to romantic con-temporaries Chopin and Schumann.
Dallapic-cola’s Sonatina Canonicais a delicate piecewith interesting
counterpoint and dramaticcontrasts. Riva navigates these works effective-ly,
able to bring rather ordinary sounding mus-ic, like the Respighi dances,
to its full potential.In the liner notes Riva acknowledges thelack of
works by two major Italian composers,who for “space reasons”
do not appear in thisrecording: Clementi and Martucci. But he nev-ertheless
does a good job of displaying boththe familiar and unfamiliar in this
lively pro-gram. Au
terme du périple, d’heureuses découvertes jaillies
des péninsules méridionales. Nous avions laissé
Adalberto Maria Riva dans les verts pâturages de Gruyères
(https://falcinelliblog.files.wordpress.com/2015/02/tour-du-monde-3-fc3a9v-15.pdf,
p.7 à 9), nous le retrouvons au sein de sa culture native
avec cette sélection peu banale parcourant trois siècles
de production pour clavier au pays du bel canto. Dans sa notice, le
brillant interprète et chercheur rappelle malicieusement comme
le développement de la facture et de l’écriture
pianistiques se répandit partout en Europe… à partir
de l’invention de l’Italien Bartolomeo Cristofori, mais
sans que son berceau n’engendre quelque concurrent à Pleyel,
Erard, Bösendorfer, Bechstein, Beethoven, Chopin, Liszt, Schumann,
etc. ! Quitte à nous convaincre que ses compatriotes, tout à
leur passion de l’art lyrique, n’ont tout de même
cessé d’écrire pour le clavier depuis le XVIIIème
siècle, Adalberto Maria Riva a sciemment écarté
les quelques Transalpins célèbres du piano, tels Muzio
Clementi ou Alfredo Casella, pour orienter nos oreilles vers des pages
rarement exhumées. Sylviane Falcinelli ___________________________________________________________ «Pianoforte
italiano». Adalberto Maria Riva, piano. Édith Weber.
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Adalberto Maria Riva à Louis-le-Grand, Fumagalli retrouvé Jeudi 20 novembre 2014 Paris, Lycée Louis-le-Grand Connaissez-vous Adalberto Maria Riva ? Peut-être certains l'auront-ils découvert, lors de vacances italiennes, dans le cadre des Momenti Musicali qui, depuis Cuveglio, rayonnent sur plusieurs cités de la Province de Varese (côte lombarde du Lac Majeur), et du Festival International de Piano (juillet), deux manifestations dont le pianiste milanais est directeur artistique. Ou bien en Suisse (et sur les ondes de la Radio Suisse Italienne), au Canada et jusqu'au Carnegie Hall de New York – mais pas en France où, étonnamment, il vient de se produire pour la toute première fois, à l'invitation de Michel Bouchaud, proviseur du Lycée Louis-le-Grand, et de Jean-François Guipont, président du Paris des Orgues. Leggi tutto... Michel Roubinet
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« Les cloches de Genève » sonnent sur le clavier de Riva Pour son premier séjour au pays du Cèdre,
le maestro Adalberto Riva a des impressions débordantes d'enthousiasme
et de bonheur. Bonheur de la beauté de la ville, de la richesse
de la gastronomie et de l'accueil chaleureux des gens. Une fois de plus,
le Liban ne déroge pas à sa réputation de terre
d'hospitalité. Et de multiplicité culturelle. 22/10/2015
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Journal de la région de Cossonay, 8 giugno 2012 Adalberto Maria Riva: grace et virtuosità En ouverture de la série de dix concerts, le public a ainsi eu le plaisir de partager vendredi dernier un moment de grâce absolue avec le pianiste Adalberto Maria Riva, qui a pour l’occasion émaillé sa prestation d’une incroyable virtuosité par des récits, aidant le public à mieux comprendre ce art de traduire des partitions d’orchestre dans le langage du piano, pour en faire passer le message: “Les transcriptions, raconte le pianiste italien, ne sont pas inférieures à la musique originale, à moins que ce ne soit qu’un prétexte pour une orme de virtuosité sportive, un défi pour épater le bourgeois”. Et pour illustrer cela, il a interprété les Variations sur “Salve Tu Domine” de Paisiello de Mozart, qui répète sur tous les tons un thème plutôt ordinaire, avec une certaine ironie, en y ajoutant progressivement une spiritualité, jusqu’au bouleversement des sens – un exemple où la transcription trascende largement l’original. A l’opposé, le compositeur Adolfo Fumagalli, dans ce XIXe siècle où l’on aimait à donner du spectacle, a transcrit l’air Casta Diva, tiré de Norma de Bellini, pour la seule main gauche d’un pianiste. Adalberto Maria Riva en a offert une interprétation stupéfiante, alliant à la virtuosité prodigieuse de l’exercice une sensibilité et une finesse qui réintégraient l’art dans cette “performance sportive”. Toujours en attirant l’attention du public sur les qualités musicales, les couleurs ajoutées, les procédés d’illusionniste et le pouvoir d’évocation des transcriptions, le pianiste a interprété dans un style précis, sobre et incroyablement habile, des transcriptions de morceaux célèbres comme La truite, l’Ave Maria et la Marche militare de Schubert par des compositeurs spécialistes comme Frans Liszt ou Carl Tausig et, en guise de bouquet final, la conclusion de l’opéra Tristan und Isolde de Wagner par Liszt, où le piano réussit à donner l’illusion d’un orchestre de 80 musiciens par un jeu de trémolos et une totale fidélité à l’enchevêtrement complexe de themes. Une partition réservée aux plus formidables pianistes, dont Adalberto Maria Riva fait décidément partie. Sébastien Krauer
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Dal sito: Versoix-region 29
avril 2012 Lucette Robyr
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Gennaio
2012 Il concerto si è
svolto tra l’ammirazione di tutti e la sorpresa dei pochi che
non conoscevano l’eccezionale bravura del maestro Riva... in modo
particolare è stato gradito quel suo rivolgersi al pubblico illustrando
con un eloquio semplice e coinvolgente i singoli pezzi prima dell’esecuzione.
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Il
Giornale dell’Umbria, 31 agosto 2011 Il Liszt più
italiano, che dialoga con Michelangelo, Petrarca, con Dante, con Verdi
e pure con un santo rustico come Francesco di Paola. Lo suona nel teatrino
di palazzo della Corgna un virtuoso della tastiera, Adalberto Maria
Riva Mai come in questa serata il pianista milanese, più volte
ospite del Festival di Musica Classica di Castiglione del Lago, giunto
alla settima edizione, ha saputo fidelizzare i suoi ascoltatori intorno
a un percorso avvincente che coinvolge lo scintillio della tastiera
con le motivazioni di una cultura letteraria, paesaggistica, artistica
e umana amata e condivisa. Raramente nella storia del nostro paese si
è dato un musicista che più di Liszt abbia amato ogni
aspetto della nostra civiltý , realizzando un grande polittico
sonoro i cui pannelli sono altrettante pagine di diario, appunti memorialistici,
visioni e meditazioni su quanto il grande musicista magiaro vedeva e
assaporava.
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"Arcumeggia.
Musica e Letteratura nei paradisi dell'Alto varesotto" "Castelveccana, comincia l’evento tra musica e lago" Intervista in diretta ad Adalberto Riva su Radio Francescana Recensione Momenti Musicali Prealpina 24.06.11 (PDF) TG6 Laveno del 21 luglio: Maratona pianistica a Cassano Valcuvia Un
the con la 6: Intervista con Adalberto Riva e Annalina Molteni. Iintervista a TG6 Laveno con Alessio Magnani
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La
musique de salon au Salon musical
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Il
Giornale dell’Umbria, 24 agosto 2010 Uno Chopin scolpito
e incisivo... El dia 24 de agosto
(2010) conmemoramos el bicentenario del nacimiento de F. Chopin con
el concierto del grandísimo pianísta Adalberto María
Riva, bien conocido por las soberbias actuaciones a las que nos lleva
acostumbrando desde hace varios años, recién llegado de
la ciudad de Milán. |
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Debutto alla Carnegie Weill Hall, New York, 29 aprile 2009 Adalberto Riva from
Italy presented a Schubert/Liszt creation that I usually cringe from
when announced, however, Mr. Riva is a lovely pianist with a lovely
touch and feel for this music.
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Debutto alla Carnegie Weill Hall Sempre tra la rosa
dei pianisti troviamo l’unico italiano vincitore di questa edizione:
Adalberto Riva, milanese, propone una sonata di Schubert su trascrizione
di Liszt deliziando i presenti con l’essenza della classicità.
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Debutto
in Canada, Sherbrooke, sala Alfred Des Rochers |
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Lausanne,
24 heures, jeudi 3 juillet 2008 |
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La
Provincia di Lecco, 20 aprile 2008 RICCO DI
SFUMATURE IL SUONO DI ADALBERTO MARIA RIVA
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Monza,
Il Cittadino, novembre 2007 …il Mephistowaltz,
la Rapsodia ungherese n. 6 e la monumentale Sonata in si minore, capolavori
della letteratura pianistica, la cui esecuzione richiede capacità
e doti musicali superiori: pochi pianisti sono in grado di affrontare
difficoltà di questo tipo. Una serata straordinaria, che difficilmente
potrà essere dimenticata.
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Monza,
Il Cittadino, 19 dicembre 2006
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Monza,
Il Cittadino, 20 gennaio 2005
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Monza, Il Cittadino, 9 dicembre 2004 LA ROTONDA: RIVA INTERPRETE D’ECCEZIONE AL PIANOFORTE Un concerto di grande
spessore e di rara bellezza, quello ascoltato venerdì 3 dicembre,
dove il pianista Adalberto Maria Riva ha eseguito uno stupendo programma.
Gli è che la grande padronanza tecnica, il gusto e la duttilità
di Riva fanno di lui un interprete di alto livello, che gratificava
l’uditorio con esecuzioni straordinariamente belle.
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The
Sunday Times, 14 marzo 1999
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The
Times, 23 marzo 1999
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Wolfsburger
Allgemeine, 2 novembre 1996 Pianist Adalberto Maria Riva gab beachtliches Konzert im Schloß MANGEL AM
BÖSENDORFER-FLÜGEL:
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Wolfsburger
Nachtrichen, 2 novembre 1996
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Inzago, Demos, n. 152 – dicembre 2004 Il romanticismo
musicale “spiegato” da Adalberto Riva Intervista a cura
di
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©
2011 Adalberto Maria Riva |